«Abbiamo aspettato a lungo questo momento. Mettiamoci in gioco!»
La sfida è: convincere gli indecisi e gli incerti a dire davvero sì al matrimonio per tutt* al voto del 26 settembre. Daniel Stolz parla della campagna e di ciò che resta da fare per raggiungere l’obiettivo.
Daniel, sei soddisfatto dell’andamento della campagna elettorale?
Sì, il lancio il 27 giugno e ancora di più il rilancio il 14 agosto sono riusciti perfettamente. Entrambi gli eventi servivano soprattutto a mobilitare i nostri volontari, senza i quali non possiamo portare a termine con successo nessuna campagna. E sono venuti in molti! È stato bello vedere anche la diversità. Ma autocompiacersi è fuori luogo. Siamo all’inizio della fase calda e la lotta è appena iniziata. È il momento di rimboccarci le maniche e andare avanti.
L’opposizione al matrimonio per tutt* proviene davvero dalle generazioni più anziane, o si tratta di un cliché? Per esempio, non c’è un fossato città-campagna, un Röstigraben o altri divari?
In effetti, la prima indagine ha mostrato che le riserve erano molto diffuse nelle generazioni più anziane, soprattutto tra gli uomini. Questo non mi sorprende molto. Sono eredità del passato. Ma grazie al nostro impegno, molti «no incerti» e forse anche dei «no decisi» possono essere ancora ribaltati anche tra le generazioni più anziane. Tocca a noi cercare il dialogo. Ciò che funziona molto bene è l’approccio tra pari, ossia tra uguali. In altre parole, i genitori di persone LGBT hanno più successo nella loro fascia di età che i giovani. Il fossato città-campagna non è così pronunciato come quello tra le generazioni.
I risultati del sondaggio prevedono un chiaro sì per il matrimonio per tutt*. Abbiamo reagito in modo eccessivo al referendum lanciato da una piccola minoranza conservatrice?
Niente affatto! Se non ricordo male siamo partiti dal presupposto che i «sì» non sarebbero stati più del 56 percento. Inoltre, l’esperienza politica insegna che il fronte del sì tende in genere a sgretolarsi nel corso di una campagna. Quindi, se non vogliamo avere una spiacevole sorpresa il 26 settembre, dobbiamo impegnarci fino in fondo. Il risultato è nelle nostre mani e la responsabilità è nostra!
Come si fa a far votare gli indecisi a favore del «sì» il 26 settembre?
Il dialogo diretto è la cosa migliore, ma anche le lettere e le cartoline sono preziose. Quello che ci vuole sono gli argomenti. E noi di argomenti non solo ne abbiamo molti, ma sono anche convincenti. Anche i valori originari della Svizzera, come l’autodeterminazione, l’uguaglianza e la libertà depongono a favore del sì. Situazioni uguali vanno trattate in modo uguale. Il matrimonio per tutt* assicura una migliore tutela dei bambini nelle famiglie arcobaleno e migliora la loro situazione giuridica in caso di controversie. Naturalmente, anche la naturalizzazione facilitata dei coniugi è un passo avanti.
E non dimentichiamo che il «sì» è anche un segnale: è un modo di prendere sul serio noi, il nostro amore, i nostri rapporti. Ciò fa bene alle persone LGBT. Lo dimostra il fatto che il tasso di suicidi di giovani lesbiche e gay sta diminuendo nei paesi che hanno introdotto il matrimonio per tutt*. Oltre a questi ci sono ancora molti argomenti che trovate elencati sul sito www.matrimoniopertutti.ch.
Cosa ti aspetti dalla comunità?
Che si impegni. Abbiamo aspettato a lungo e ci siamo lamentati tanto, ma ora è arrivato il momento: mettiamoci in gioco! Cerchiamo il dialogo e per favore non «solo» tra noi, ma anche con il vicino (più anziano) e la collega (più anziana).
Anche scrivere lettere ai giornali, inviare cartoline – Network sta facendo sforzi aggiuntivi per entrambe le cose – è molto efficace. Così come la presenza agli stand. Una campagna del genere costa molto. Dobbiamo ancora finanziare i manifesti da affiggere in campagna, i pannelli elettronici, eccetera. Quindi le donazioni sono benvenute. E a tutti coloro che hanno già donato direttamente o tramite Network, un caloroso grazie! Lo stesso vale per i grandi donatori.
Ci sono altri interessi della comunità sull’agenda politica o il matrimonio per tutt* rappresenta l’unico obiettivo per il momento?
Il da fare non manca. Cito a titolo di esempio i crimini d’odio o le terapie di conversione. Inoltre, l’uguaglianza giuridica è «solo» un aspetto della nostra realtà. Anche in futuro sarà necessario portare avanti il lavoro di sensibilizzazione. Inoltre, ci sarebbe la possibilità di sostenere gli omosessuali che stanno peggio di noi. Kabul è stata appena presa dai talebani. Non voglio nemmeno immaginarmi...
Ma non dobbiamo andare tanto lontano. Anche in Russia e in Polonia è necessario agire. E lì Network è già attiva. Abbiamo inoltre fornito aiuti di emergenza ai profughi ceceni: un gesto importante che distingue la nostra associazione. Ma potremmo fare ancora di più! E di questo se ne parlerà sicuramente anche al prossimo retreat.
Infine: Qual è il tuo pronostico per il 26 settembre?
Un 60 per cento abbondante andrebbe bene. Un buon 70 per cento sarebbe perfetto. Ma temo che dovremo attenderci di meno.
Intervista: Michel Bossart
Traduzione: Angelo Caltagirone