L’assemblea generale di Locarno ha deciso: network ha un nuovo presidente! Qual è la visione di Andy Künzler per l’associazione? Ne abbiamo parlato in questa intervista con il 38enne avvocato di Berna.
Andy, più tardi correrai per il Grand Prix di Berna, giusto? Ti sei preparato bene?
Mi sono allenato per questa gara e mi sono imposto un limite di tempo. Con questo obiettivo in mente, rimango motivato tutto l’anno. Per vari motivi ho dovuto rinunciare alla corsa già tre volte e sono felice che quest’anno posso parteciparvi.
Hai già superato una «maratona di eventi»: nei mesi prima dell’assemblea generale eri presente a molti eventi di network. È stato un tour pubblicitario per la tua candidatura?
Non la chiamerei proprio pubblicità, ero l’unica proposta della commissione di selezione. Ma volevo incontrare personalmente il maggior numero possibile di soci, così che anche chi non mi conosceva ancora, potesse sapere chi ero prima dell’assemblea. Ci tenevo già da anni a essere presente nelle regioni; ho solo intensificato questo mio desiderio.
Ti hanno mai messo alle strette come candidato alla presidenza? Quali sono state le domande più frequenti?
No, i soci di network mi hanno mostrato piuttosto tanta buona volontà e mi hanno ringraziato per il mio impegno. Un socio ha chiesto se ora volevo cambiare tutto. Ovviamente non lo voglio. Più volte mi è stato chiesto se ce la faccio a conciliare questa carica con il mio lavoro.
Una domanda legittima.
Sono molto fiducioso al riguardo. Inoltre non dovrò più occuparmi di alcune cose: la direzione della Commissione politica e gli EuroGames 2023 a Berna, ai quali ho dedicato molto tempo. Inoltre, posso contare su un Consiglio direttivo forte e su una segreteria altrettanto forte.
Di sicuro ti aiuta il fatto di considerare il tuo impegno come un hobby.
Assolutamente sì! network non è mai stato un lavoro per me, ma sempre un hobby. Onestamente non so proprio quante ore alla settimana dedico all’associazione oltre il mio impiego al 100% presso la Baloise – e non voglio nemmeno saperlo. (ride) Altrimenti, una parte di me potrebbe ancora chiedersi perché io lo stia facendo.
Perché lo fai?
La mia motivazione principale è quella di impegnarmi a favore della comunità queer. È un modo per dare un contributo che speriamo sia duraturo. A livello politico, è un altro modo per fare la differenza senza dover essere in possesso della tessera di un partito. Infine, ma non meno importante, sto imparando molto per il mio sviluppo personale: come trattare le persone, come motivarle.
Uno dei tuoi temi principali è la rete internazionale dell’associazione. È un aspetto che finora era stato trascurato?
network si era già impegnata a livello internazionale, ma negli ultimi anni questo impegno è passato un po’ in secondo piano. Ora che è stata fondata una nuova organizzazione con il nome di European Pride Business Network (EPBN) e che all’interno della nostra associazione abbiamo quasi finito il nostro processo di rinnovamento, possiamo tornare a orientarci di più verso l’esterno. Ci troviamo in una situazione privilegiata e possiamo sostenere le organizzazioni LGBTI all’estero – ma anche beneficiare dello scambio internazionale. Immagino che la maggior parte delle persone nell’associazione sia d’accordo.
Quali temi politici ci aspettano in futuro?
Due argomenti relativamente nuovi, che network non ha ancora trattato, sono la legalizzazione della maternità surrogata e l’introduzione di un terzo genere. Questo solleva la questione: network dovrebbe impegnarsi per queste istanze? È una cosa che dobbiamo prima discutere internamente; nella Commissione politica, ma sicuramente anche in modo più ampio con i nostri soci.
Nel tuo discorso d’insediamento hai anche dichiarato guerra all’immagine di «club degli aperitivi». Qual è il tuo piano?
Lo scambio sociale è e rimane un pilastro centrale. Vogliamo tuttavia investire di più nelle attività con i media e nella comunicazione esterna e diventare molto più visibili nell’opinione pubblica. La nostra organizzazione ha raggiunto grandi risultati negli ultimi 28 anni e continuerà a farlo in futuro. Questo lavoro deve entrare a far parte della coscienza pubblica.