In primo piano 10.6.20
Ci sarà bisogno di Network anche tra dieci anni

Daniel Seiler è presidente di Network dal 2016. Nell’intervista spiega come è approdato a Network, perché Network è particolarmente importante per il mondo del lavoro e perché non si tratta di un’associazione elitaria di uomini gay.
Daniel, come, quando e perché sei approdato da Network?
All’inizio degli anni 2000 sono tornato dall’estero in Svizzera. I miei colleghi avevano cercato di convincermi già in precedenza a diventare socio, ma io non volevo. Sono rimasto simpatizzante per un periodo relativamente lungo e nel 2006 sono entrato a far parte del gruppo regionale di Zurigo. Successivamente mi sono trasferito a Berna, ho cambiato gruppo e infine ho preso parte alla direzione regionale.
Dal 2016 sei presidente dell’associazione. Come ci sei arrivato?
Ho partecipato all’organizzazione del Business Forum realizzato da Network nel 2009, nell’ambito dell’Europride. È stato il mio primo contatto di lavoro con il Consiglio direttivo. Sono poi entrato a far parte della direzione regionale di Berna e nel 2013 sono stato eletto membro del Consiglio direttivo, con l’incarico di responsabile finanziario. Dopo le dimissioni di Luzi, gli sono succeduto nel ruolo di presidente.
Hai annunciato di volerti dimettere all’AG 2021. Sei stanco dell’incarico?
Quando sono diventato socio di Network, non avevo alcuna ambizione di assumere a un certo punto un ruolo di leadership all’interno dell’associazione. Semplicemente è successo ed è stato anche giusto così. A un certo punto arriva però il momento di passare il testimone in altre mani. Nel 2013, il Consiglio direttivo di allora elaborò una roadmap dall’ampia varietà di obiettivi. Insieme, negli ultimi anni li abbiamo perseguiti, adeguandoli se necessario. Abbiamo ottenuto molto: penso, per esempio, al label Swiss LGBTI, alla nuova forma di comunicazione, all’efficacia della CoPo e molto ancora. Ora spetta a un nuovo presidente, in collaborazione con il Consiglio direttivo allargato, apportare nuove idee. Quando nel 2019 ho annunciato le mie dimissioni per il 2021, speravo di avere abbastanza tempo per preparare la mia successione. Questo piano è impegnativo, proprio come mi aspettavo…
A proposito di AG: quando e in che forma si svolgerà l’AG 2020? Puoi già dire qualcosa a riguardo?
Il Consiglio direttivo è d’accordo sul fatto che si tenga entro la fine di giugno. Dobbiamo però ancora trovare la piattaforma più adatta. Naturalmente non si tratterà di un’AG presenziale e nemmeno di un confronto diretto, ma dev’esserci piuttosto la possibilità di votare sulle varie questioni.
L’AG 2021 si svolgerà quindi a Bad Ragaz?
Su questo il Consiglio direttivo non ha ancora preso una decisione definitiva. Ciò dipende, tra le altre cose, anche dall’andamento del COVID-19.
Guardando indietro, quali momenti della tua esperienza da Network ricordi con particolare piacere?
Dopo 15 anni di Network, sono molti i momenti di questo tipo ed è difficile sceglierne alcuni. Molti soci si adoperano da anni su base volontaria per portare avanti la nostra associazione. Al giorno d’oggi non è certo scontato, e questo fatto mi colpisce sempre ogni volta. In una crisi personale, l’associazione e i suoi membri mi hanno sostenuto e incoraggiato molto, direttamente o indirettamente. Di questo sono molto grato.
Di Network si dice anche che si tratta di un club elitario di uomini gay: quote associative elevate, procedura di ammissione complicata. Perché?
Su questo si può sostanzialmente dire che Network è stata fondata nel 1996 da e per dirigenti gay. Ma erano altri tempi. All’epoca, lo slogan era: «Uomini in grado di smuovere le acque». Ed è possibile muovere le cose solo con le risorse: soci, denaro e networking. Con la quota associativa annuale di 650 franchi, abbiamo potuto e possiamo mettere tantissime cose in movimento. Chi vuole pagare questa quota, dice sì a Network e sostiene i nostri obiettivi, il nostro lavoro e i nostri valori. «Elitario» suona piuttosto dispregiativo e, oltre all’ammontare della quota associativa, si riferisce probabilmente alla nostra procedura di ammissione. Senso e scopo del nostro sistema di sponsor non è però l’esame degli aspiranti soci, ma ha piuttosto a che fare con la loro integrazione. Per esempio, a chi piace andare da solo senza conoscere nessuno a un evento di Network…? Con il nostro sistema di sponsor, diamo il benvenuto ai simpatizzanti e forniamo loro una solida base per un’esperienza proficua nell’associazione. A mio avviso, si tratta ancora oggi – se impiegato correttamente – di un valido approccio.
Come sarà secondo te Network tra dieci anni?
L’essenza di Network è il cameratismo e lo scambio tra dirigenti gay e di questo ci sarà ancora bisogno tra dieci anni. Sul piano politico, si spera, non ci sarà più bisogno di Network, ma nel mondo del lavoro sì, perché in questo ambito le questioni LGBTI saranno ancora problematiche tra dieci anni. Per quanto riguarda l’associazione, spero che si apra ancora di più verso l’esterno, diventando ancora più visibile e continuando sulla strada intrapresa.
E per finire alcune domande su di te: cosa ti piace?
Naturalmente la mia boxer Sophie. Mi piace passare il tempo in montagna, soprattutto nel Cantone dei Grigioni, in estate come in inverno. Amo stare con gli amici e cucinare per loro – dai piatti semplici ai menù più complicati, non importa. La cultura e le città straniere: ho avuto la fortuna di poter lavorare e viaggiare in tutti i continenti del mondo. Le persone dirette e oneste.
E cosa non ti piace?
Le persone disoneste e subdole, il caldo estremo, i serpenti. Chi arriva in ritardo senza scuse o armeggia continuamente con lo smartphone e le persone che hanno un’opinione, ma non le tengono fede.
Intervista: Michel Bossart
Traduzione: Angelo Caltagirone