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Media Gay 11.3.20

Diversità nel panorama dei media gay

Il futuro dei media gay è stato discusso in una tavola rotonda organizzata dal gruppo regionale di Berna. A moderare l’evento è stato Nik Eugster, professionista dei media e socio di Network.

Il 25 febbraio, il gruppo Network di Berna ha invitato i rappresentanti dei media gay a una tavola rotonda tenutasi al Raiffeisen Forum nel quadro di un «Apéro Plus». All’invito hanno risposto Olaf Alp (gruppo media Blu di Berlino), Beat Stephan (Display) e Christina Kipshoven (Mannschaft Magazin); a moderare l’evento è stato il socio di Network Nik Eugster.

Christina racconta: «Si è trattato fondamentalmente di fare il punto della situazione attuale e di capire in che direzione e come vediamo il futuro dei media gay». I tre hanno convenuto che i media gay continueranno a esistere in futuro e che sono anche necessari. È interessante notare che nell’area germanofona esistono molte riviste gay ma nessuna rivolta a persone transessuali e solo una per lesbiche, L-Mag. Resta da capire se i media gay esistenti continueranno in futuro ad attrarre esclusivamente il pubblico gay. «Mannschaft Magazin» presenta già in parte storie e notizie che vanno oltre il panorama queer, sia sulla rivista che online. Secondo Olaf del gruppo media tedesco Blu, i contenuti per gay e lesbiche sono difficili da unire, soprattutto per quanto riguarda i partner pubblicitari.

«I gay continuano a rappresentare un target pubblicitario molto richiesto», afferma convinta Christina. Questo perché spesso hanno una buona situazione finanziaria e in quanto single o coppie senza figli hanno un maggior potere d’acquisto.

I professionisti dei media presentavano posizioni discordanti sulla possibilità di stampare sui media gay annunci come quello schierato contro l’estensione della tutela dalla discriminazione ai casi basati sull’orientamento sessuale. Tale annuncio è apparso su «Display» alla fine del 2019 e ha suscitato scalpore su entrambi i fronti. «Olaf è piuttosto rigoroso a questo proposito e ha detto che fondamentalmente stampa ogni annuncio a condizione che non violi le leggi vigenti», spiega Christina. La redazione di «Mannschaft Magazin» si è invece confrontata internamente e ha deciso che un annuncio di questo tipo minerebbe la natura stessa della rivista. Beat di «Display» ha raccontato che dopo questa esperienza non accetterebbe più annunci del genere. Tutti ritengono importante che non solo gli annunci, ma anche i testi e le immagini rispettino un canone di pubblicabilità. In altre parole, rinunciano deliberatamente a foto tendenti al nudo, immagini esplicite e linguaggio scurrile. Soprattutto nel settore online, si rischierebbe altrimenti di finire rapidamente in un filtro (per lo più americano) con il conseguente blocco della pubblicazione o dell’accesso al sito web per presenza di contenuti a sfondo sessuale.

Circa 35 soci di Network hanno ascoltato l’animata discussione e mostrato grande interesse nel poter guardare per una volta dietro le quinte della produzione di riviste. È risultato chiaro a tutti che una pubblicazione solo su carta stampata non ha praticamente nessuna prospettiva futura. «La sfida», conclude Christina, «è formulare il prodotto online in modo da lavorarci coprendo i costi». Nell’immediato futuro, quindi, le riviste cartacee continueranno ad esistere. Tuttavia, è importante che le edizioni si diversifichino e sviluppino collaborazioni o altri rami imprenditoriali. Il gruppo media Blu di Berlino lo fa con il portale di chat/dating «Planet Romeo» o con l’organizzazione di crociere, il «Mannschaft Magazin» collabora con altri media LGBTIQ come «Cruiser», «360» e Network, organizza feste o gestisce un bar al Pride. Altro aspetto cruciale: «Non vogliamo e non dobbiamo presentare tutti gli stessi contenuti. Il panorama dei media deve mantenersi variegato, è bene che sia così», conclude Christina.

Testo: Michel Bossart
Traduzione: Angelo Caltagirone

 

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