All’Assemblea generale di quest’anno a Bad Ragaz interverrà come relatrice ospite la consigliera nazionale di San Gallo Susanne Vincenz-Stauffacher (PLR). In questa intervista ci parla di quanto sia importante fare rete.
Signora Vincenz, conosceva Network già prima dell’invito come relatrice ospite all’Assemblea generale di Bad Ragaz?
Sì. Nel contesto del lancio dell’iniziativa popolare per l’introduzione dell’imposizione individuale, abbiamo avuto contatti con vari gruppi d’interesse. Tra questi, ho conosciuto Network.
Come politica, si occupa proprio di «networking».
Certo, questo è un aspetto importante del «fare politica». Perché una cosa è certa: anche le migliori idee politiche, per essere messe in pratica, hanno bisogno del sostegno della maggioranza. E per riuscirci è necessario guardare oltre il proprio orticello e creare un’ampia rete di condivisione. Ma naturalmente il networking inizia ancora prima: anche per ottenere una carica politica è utile, per non dire fondamentale, avere un’ampia rete di contatti.
Lo scorso anno Network ha compiuto 25 anni. Ritiene che reti omogenee di questo tipo (in questo caso, di uomini gay) siano ancora attuali? Quali sono i lati positivi e quali, eventualmente, quelli negativi?
Sì, credo di sì. In linea di massima sono una sostenitrice delle squadre miste. Ma per riuscire a incoraggiare un numero sufficiente di persone ad avventurarsi fuori dalla loro zona di comfort ci vuole un lavoro preliminare. In quest’ottica, le reti omogenee rappresentano un luogo di sostegno, motivazione e rafforzamento reciproci: un’ottima forma di «empowerment». E consentono di impegnarsi in gruppo per una causa comune. In gruppo si ha una forza maggiore rispetto a quella che avrebbe lo stesso numero di persone lottando singolarmente. Questi sono i lati positivi. I lati negativi emergono quando gruppi come questi tendono a isolarsi e i loro membri si muovono solo all’interno della loro bolla. Questo è più un limite che un punto di forza.
Oltre al suo mandato in Consiglio nazionale, è anche presidente del gruppo «PLR. I Liberali Radicali Donne». Si può definire una rete simile a Network?
Sì, assolutamente. Siamo un gruppo omogeneo nel senso che uniamo donne con un determinato orientamento politico.
Qual è lo scopo fondamentale di «PLR. I Liberali Radicali Donne»?
Offrire una «casa» alle donne che hanno un pensiero moderno e progressista e desiderano impegnarsi in politica. Ci sono anche donne che decidono di aderire solo al gruppo «PLR Donne» e non al PLR. In questo modo, da un lato offriamo un’alternativa, dall’altro rafforziamo anche il PLR nel complesso. E naturalmente siamo molto attive nella promozione delle giovani leve. Il nostro obiettivo dichiarato è di incrementare la presenza di donne del PLR nelle posizioni politiche e di conseguenza la quota femminile in generale. In questo ambito c’è ancora molta strada da fare. Infine, incidiamo sull’agenda del «PLR Svizzera», perché la presidente entra a far parte d’ufficio della direzione del partito nazionale.
Anche le donne hanno dovuto lottare a lungo per i loro diritti. Vede dei parallelismi con le istanze della comunità LGBTI per una parità giuridica completa?
Sì, i parallelismi sono evidenti. Si tratta di lottare per non essere discriminati giuridicamente sulla base di una caratteristica personale, come il sesso o l’orientamento sessuale.
Intervista: Michel Bossart
Traduzione: Angelo Caltagirone