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Regenbogenhaus 8.12.20

La casa della comunità apre presto i battenti nel cuore di Zurigo

Il consiglio direttivo dell’associazione a sostegno della Regenbogenhaus.
Il consiglio direttivo dell’associazione a sostegno della Regenbogenhaus.

A febbraio la Regenbogenhaus (letteralmente «casa arcobaleno») prende possesso dei suoi locali ancora allo stato grezzo e dà il via alle finiture interne. Per completare il progetto mancavano ancora 100 000 franchi. Ma ora sono stati raccolti attraverso il crowdfunding all’interno della comunità.

Da molti anni 30 associazioni e organizzazioni LGBTIQ dell’area di Zurigo sognavano una casa comune per la loro comunità. La lotta per l’uguaglianza e il lavoro per la comunità si fondano sulla solidarietà e sulla coesione; per questo i promotori hanno cercato una sede facilmente accessibile, centrale e aperta a tutti. La Regenbogenhaus nasce da uno dei progetti LGBTI attualmente più importanti in Svizzera e, una volta ultimata, è destinata a ospitare riunioni di associazioni, serate cinematografiche, una biblioteca queer così come gli uffici di «HAZ queer Zürich» e «Milchjugend». Il progetto sarà presto realtà: nel 2021 la Regenbogenhaus aprirà i battenti negli ex locali della dogana, vicino alla stazione centrale di Zurigo. A partire da febbraio, nei 100 metri quadrati destinati alla Regenbogenhaus avranno inizio i lavori di adattamento degli spazi alle nuove esigenze.

Del direttivo dell’associazione fa parte anche Leonhard Meier, appartenente al gruppo di Network di Zurigo, nel ruolo di responsabile delle finanze e del fundraising per la Regenbogenhaus. Uno dei suoi compiti è stato quello di raccogliere in totale 420 000 franchi per le finiture interne.

Leo, per gli interni della Regenbogenhaus hai puntato in parte sul crowdfunding. Perché hai scelto anche questa soluzione e non soltanto le classiche sponsorizzazioni?
Il crowdfunding è uno speciale strumento di marketing che va a sostegno sia delle finanze sia degli ideali. Avendo ricevuto delle promesse di donazioni in anticipo, in sole 24 ore abbiamo raccolto 40 000 franchi. La notizia è stata ripresa anche dai media e questo ci ha permesso di raccogliere altre donazioni da oltre 600 persone. Ovviamente abbiamo fatto ricorso anche alla classica raccolta fondi. Ma volevamo ricevere un contributo anche dalla comunità stessa. E ci siamo riusciti: oltre a singole donazioni di diverse migliaia di franchi, abbiamo ricevuto anche molte piccole offerte di 10 o 20 franchi.

La campagna di raccolta denominata «Hunderttausend für die Community» (centomila per la comunità) si è conclusa l’8 novembre ed è riuscita a mettere insieme 106 662 franchi. Ti saresti mai aspettato un successo simile all’inizio?
Abbiamo iniziato mobilitando i nostri conoscenti, che a loro volta hanno mobilitato la loro cerchia di conoscenti e alla fine ci siamo ritrovati con una vera e propria «folla» di persone che metteva like e condivideva il nostro progetto sostenendolo. È incredibile cosa siamo riusciti a fare. In un certo senso ce l’aspettavamo, perché conosciamo il potenziale racchiuso nella comunità.

Quali sono i pro e quali i contro di una campagna di crowdfunding?
In realtà non credo ci siano degli svantaggi. Ma si deve essere in grado di gestire un’azione di questo tipo. Il rischio è quello di sottovalutarne la portata e quindi di non farsi trovare pronti. Nel nostro caso, ad esempio, dopo 24 ore avevamo già finito alcuni gadget e quindi abbiamo dovuto far produrre in breve tempo altre mascherine di stoffa nei colori dell’arcobaleno.

Come sarà impiegato adesso esattamente il denaro raccolto?
I locali nei quali siamo entrati sono allo stato grezzo. Dobbiamo tirare su i muri, effettuare tutti i collegamenti dell’acqua, stendere le linee elettriche e portare la luce. Una buona parte del denaro sarà necessaria anche per gli arredi della biblioteca, che dovranno essere realizzati su misura.

La questione del finanziamento dell’intero progetto può quindi essere considerata chiusa?
Restano in sospeso alcune richieste di piccole somme presso delle fondazioni; il nostro obiettivo non è ancora stato raggiunto del tutto. Ma siamo sicuri che ce la faremo.

Testo: Michel Bossart
Traduzione: Angelo Caltagirone

 

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