fbpx Aller au contenu principal

In primo piano 12.5.20

L’impegno delle direzioni regionali è lodevole

Moreno della Picca è membro del Consiglio direttivo di Network da tre anni e si occupa del settore «Mondo del lavoro» e del Fondo di solidarietà. In questa intervista illustra i punti salienti della sua attività all’interno di Network e racconta come ha deciso di entrare a farne parte.

Moreno, come e quando sei approdato da Network?
Più di dieci anni fa il mio migliore amico Michael Nägele, socio a sua volta di Network, mi ha accompagnato a un paio di aperitivi dell’associazione. In quelle occasioni mi sono trovato bene,  ma mi sono piaciuti ancora di più gli eventi di gruppo come escursioni o visite guidate. Ho notato che queste attività permettono di instaurare un maggior senso di comunità. Dopo essere stato un ospite, sono stato un simpatizzante per circa un anno e mezzo. Nel 2009 sono diventato ufficialmente membro del gruppo regionale di Zurigo.

Cosa ti ha spinto a impegnarti nella direzione dell’associazione?
Sono da sempre interessato al mondo del lavoro, infatti sono un coach e psicologo del lavoro e delle organizzazioni, e voglio promuovere lo sviluppo di questo settore. Daniel Seiler mi ha chiesto se me la sentissi di partecipare alla direzione dell’associazione. La mia «carriera» all’interno di Network è un po’ insolita, perché non ho avuto alcun ruolo nella direzione regionale, ma tre anni fa sono stato eletto direttamente dalla base per entrare nel Consiglio direttivo.

Quali sono i tuoi compiti nel Consiglio direttivo?
Finora ho operato insieme a Yann nella commissione «Mondo del lavoro», in cui ci siamo dedicati soprattutto al label Swiss LGBTI. Sono inoltre responsabile del Fondo di solidarietà. Trattiamo una o due richieste all’anno valutando in che modo Network può offrire sostegno. Anche dopo aver fornito l’assistenza, rimaniamo in contatto con i richiedenti e ci teniamo aggiornati sulla loro situazione. Sono anche il delegato del Consiglio direttivo nella direzione regionale di Zurigo.

Insieme a Yann, sei l’uomo simbolo del label Swiss LGBTI. Di cosa sei particolarmente orgoglioso e cosa faresti in modo diverso in un nuovo progetto analogo?
Sono fiero innanzitutto del fatto che al momento contiamo 18 aziende certificate. Un altro motivo di orgoglio è la fruttuosa e bellissima collaborazione con Wybernet, che ci ha permesso di far decollare il label. Quello che è successo negli ultimi due anni è semplicemente fantastico. Sono soddisfatto anche del contributo di soci esperti esterni al core team. Mi sono reso conto ancora una volta che Network è una rete, e come tale è molto preziosa. In un ipotetico progetto futuro vorrei organizzare meglio il marketing. Vorrei che fin dall’inizio ci fosse qualcuno addetto specificatamente al marketing e alle PR. Sono rimasto molto deluso dalla debole risonanza mediatica rivolta a gennaio all’ultima cerimonia di assegnazione del label. Approfitto perciò per fare un appello: cerchiamo professionisti!

Quali sono gli eventi principali legati al label previsti per il 2020?
Senz’altro la terza assegnazione del label Swiss LGBTI, che coinvolgerà aziende romande. In origine era prevista per il 3 luglio, alla vigilia del corteo del WorldPride, in un’atmosfera di festa. Ma il coronavirus ci ha stravolto i piani e al momento stiamo cercando di capire quando e dove poter svolgere la cerimonia di assegnazione. Vogliamo inoltre semplificare il processo di richiesta del label anche per le imprese minori e gli istituti di istruzione, adattando i questionari di conseguenza. Attualmente stiamo lavorando proprio ai nuovi questionari e abbiamo in programma di renderli presto accessibili al pubblico.

Qual è stato il tuo momento clou all’interno di Network?
Il momento più emozionante in assoluto è stata la prima cerimonia di assegnazione del label Swiss LGBTI, ospitata dalla Banca cantonale di Zurigo. È stato un evento magnifico e perfettamente riuscito, i partecipanti erano entusiasti.

C’è qualcosa che ti aspetteresti di più dai soci?
A volte mi aspetterei un approccio più proattivo. Quando mi rivolgo a qualcuno e chiedo un favore, nessuno si tira indietro. Ma sarebbe bello che i soci dimostrassero un po’ di spirito di iniziativa e si facessero avanti spontaneamente. Alcuni lo fanno già, ma potrebbero essere di più.

E dalle direzioni regionali, invece, cosa vorresti?
Sono assolutamente entusiasta del lavoro delle direzioni regionali! Apprezzo che ogni regione mantenga le proprie peculiarità e svolga un programma specifico per i suoi soci. Trovo semplicemente fantastici anche gli aperitivi virtuali che le singole regioni stanno organizzando durante la crisi legata al coronavirus, così come il programma NUN – Networker unterstützen Networker («I soci sostengono i soci»).

E per finire alcune domande su di te: cosa ti piace?
Coltivare il rapporto con il mio compagno: ci piace viaggiare e conoscere nuove culture. Questo dona vivacità alla nostra vita di coppia. Stare in giardino con i buoni amici, sorseggiando un vino rosso spagnolo o italiano e filosofeggiando su Dio e il mondo. Mi piace il mio lavoro ed essere disponibile per la mia clientela. La cucina italiana e asiatica. Tutti i toni del blu e tutti e tre i libri dello scrittore gay israeliano Yuval Noah Harari. Le persone curiose che coltivano la bellezza. Le persone aperte a vari temi e culture.

E cosa non ti piace?
Le persone intolleranti e piene di pregiudizi, che sono acritiche e non mettono in discussione nulla. Più passa il tempo e meno mi piace la carne. Ne ho ridotto progressivamente il consumo fino a una volta a settimana al massimo. Fatico ad apprezzare il giallo e il marrone. Infine, non amo la musica heavy metal, i lunghi periodi di pioggia e l’architettura che non si inserisce armoniosamente nel paesaggio.

Intervista: Michel Bossart
Traduzione: Angelo Caltagirone

 

iscrizione alla newsletter