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Matrimonio civile per tutt* 11.4.22

L’unica questione un po’ complicata è quella della partecipazione agli acquisti…

Con l’entrata in vigore del «Matrimonio civile per tutt*»
Con l’entrata in vigore del «Matrimonio civile per tutt*»

Tra meno di tre mesi il «Matrimonio civile per tutt*» sarà una realtà, ma per quanto riguarda la partecipazione agli acquisti può anche avere conseguenze indesiderate. A essere interessate sono le coppie che si sono sposate all’estero.

In occasione dell’evento su Zoom del 21 marzo, la CoPo ha illustrato ai soci di Network di tutta la Svizzera tedesca i cambiamenti che presto avranno un impatto sulla convivenza legale tra persone dello stesso sesso. Il 1° luglio entrerà in vigore il progetto di legge sul «Matrimonio civile per tutt*». Jürg Koller, Roman Kern e Andy Künzler hanno spiegato cosa questo comporti esattamente in determinate situazioni.

Jürg ha sostenuto che i partner registrati avrebbero anche buoni motivi per mantenere il loro stato civile. Il fatto che in caso di unione domestica registrata viga per legge il regime di separazione dei beni è infatti positivo per molte coppie. Con il matrimonio, invece, si applica la partecipazione agli acquisti. Chiunque voglia beneficiare di un regime diverso da quello previsto deve stipulare un accordo contrattuale e farlo autenticare.

Cos’altro cambia con il matrimonio: il periodo di separazione è ora di due anni. Un’unione domestica registrata può essere sciolta già dopo un periodo di separazione di un anno. «Ma quello che occorre chiedersi è per quanto tempo ancora il legislatore intenda tenere in vita le due alternative. È possibile che un giorno abolisca del tutto lo stato civile dell’unione domestica registrata», ha osservato Jürg. Del resto, a partire dal 1° luglio 2022 le coppie in Svizzera non potranno più scegliere questo stato civile e da quel momento non ci saranno nuove unioni domestiche registrate. Tuttavia, le unioni domestiche registrate concluse all’estero (per esempio nei Paesi Bassi) continueranno a essere riconosciute come tali in Svizzera.

Ad ogni modo, esistono anche valide ragioni per convertire un’unione domestica registrata in matrimonio. Tra queste, Jürg ha ricordato la naturalizzazione agevolata del partner straniero, l’adozione completa e l’accesso alla fecondazione assistita per le donne o la rendita vedovile.

Per la conversione dell’unione domestica in matrimonio, i partner devono firmare la relativa dichiarazione di conversione e consegnarla di persona all’Ufficio di stato civile. Lo stato dei due partner muta quindi in «sposato».

A partire dal 1° luglio, i partner che hanno già contratto matrimonio all’estero devono chiedere all’Ufficio di stato civile competente se il loro stato sia già stato aggiornato. Questo perché sono considerati sposati retroattivamente dal momento del matrimonio e quindi si applica anche il regime ordinario della partecipazione agli acquisti. Tuttavia, fino al 1° luglio, ciascun coniuge può dichiarare per iscritto all’altro che il regime di separazione dei beni deve essere mantenuto fino al 1° luglio 2022. Qualora desideri continuare a beneficiare del regime di separazione dei beni, la coppia deve concludere un contratto matrimoniale sotto forma di atto pubblico.

Nella seconda parte dell’evento, Roman ha spiegato le questioni legate al diritto successorio e illustrato le possibilità previste per i coniugi/partner in materia di eredità, come il contratto successorio, il testamento, il contratto successorio rinunciativo o la costituzione di una fondazione.

L’evento informativo è stato istruttivo e divertente e ha visto la partecipazione di un buon numero di persone. Nell’ultimo spazio dedicato alle domande, i tre giuristi hanno risposto alle domande dei presenti riguardanti il secondo e il terzo pilastro, i contratti successori all’estero e la naturalizzazione agevolata, richiamando nel contempo l’attenzione sull’elenco degli avvocati e dei notai di Network disponibile nell’Intranet.

Testo: Michel Bossart
Foto: Kampus Production, Pexels
Traduzione: Angelo Caltagirone

 

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