Elezioni del Consiglio direttivo 9.3.22
Rafforzare la quota romanda

Il 59enne vodese Bernard Monod alla prossima AG si candida per ottenere un seggio nel Consiglio direttivo. In questa intervista si presenta e spiega perché desidera promuovere gli interessi di Network a livello nazionale.
Bernard, sei entrato a far parte di Network nel 2019. Come hai vissuto l’attività associativa nel periodo della pandemia?
I contatti tra i soci di Network non si sono interrotti, perché sono stati organizzati regolarmente aperitivi su Zoom. Abbiamo affrontato i temi più diversi: un socio presentava il suo lavoro o una sua passione e poi tutti gli altri partecipanti facevano domande o aggiungevano commenti. Sono stati momenti estremamente intensi e proficui. Trovo che questi aperitivi su Zoom siano riusciti benissimo e abbiano rafforzato i rapporti tra noi. Inoltre, ci hanno permesso di conoscerci meglio. Possiamo vederlo come un lato positivo del periodo del coronavirus.
Cosa ti ha spinto a entrare a far parte di Network?
Conosco Network dal 2013, quando il mio partner è diventato socio. Avevo quindi partecipato a vari eventi e conosciuto diversi soci già prima di aderire. A un certo punto diventare socio è stato un passo naturale.
Alla prossima Assemblea generale ti candiderai per un seggio nel Consiglio direttivo di Network Svizzera. Perché?
Ho la fortuna di essere in pensione già da due anni. Vorrei dedicare parte del mio tempo libero ad aiutare la nostra comunità.
Quando ho saputo che c’erano dei seggi vacanti nel Consiglio direttivo ho pensato che fosse l’occasione buona per rafforzare la rappresentanza della Svizzera Romanda all’interno di Network.
La nostra regione di Losanna è molto attiva e svolge un lavoro esemplare nel reclutamento di nuovi soci. Ritengo necessario che questo si traduca in una più marcata presenza nel Consiglio direttivo nazionale.
Sei un tipico socio di Network? Oltre a Network fai parte di altre associazioni?
Non esiste un tipico socio di Network! Tra noi ci sono uomini di diverse fasce d’età con professioni, passioni, interessi e background svariati: ognuno di noi è unico.
No, non faccio parte di altre associazioni. Sono stato per 14 anni nel consiglio comunale con funzione legislativa, operando nella commissione finanze. Questa esperienza mi ha permesso di conoscere molti dei miei concittadini e di integrarmi meglio.
Dal punto di vista politico, la comunità gay in Svizzera ha già ottenuto molti risultati. Secondo te su quali aspetti dovrà concentrarsi Network nei prossimi anni?
Il matrimonio per tutti è un grande passo verso la parità di diritti di gay e lesbiche nella nostra società. Ma, come sempre, le leggi non servono a nulla se non vengono attuate. Le leggi esistenti, come il divieto di discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale, promosso dal popolo il 9 febbraio 2020, devono essere tradotte in pratica ed è nostro dovere rimanere vigili e agire affinché i nostri diritti siano rispettati. Anche se dopo l’adozione del matrimonio civile per tutti ci è richiesto meno impegno sul piano politico, dobbiamo continuare a darci da fare in modo sempre più deciso per promuovere un cambio di mentalità nella nostra società. Il label Swiss LGBTI è un ottimo esempio. In questo ambito i nostri team hanno svolto e stanno tuttora svolgendo un lavoro straordinario. Dobbiamo andare avanti su questa strada.
Ancora qualche domanda su di te:
matrimonio per tutti, anche per te?
Sì, certo! Io e il mio partner stiamo insieme da quasi 33 anni. Abbiamo registrato la nostra unione domestica nel 2007 e abbiamo in programma di sposarci questa estate.
Parli bene anche tedesco. Come mai?
Ho studiato tedesco a scuola. Quando lavoravo per Swissair ho collaborato con molti svizzeri di lingua tedesca e per Air France ho lavorato come contabile presso la sede di Vienna.
Cosa preferisci fare nel tempo libero?
Mi piace fare passeggiate, andare in bicicletta, dedicarmi al fai-da-te e cucinare.
Che libro c’è sul tuo comodino?
«Il cacciatore silenzioso» von Lars Kepler, un giallo svedese. Adoro i gialli. Fortunatamente ci sono molti autori di romanzi polizieschi nella Svizzera romanda. A chi non lo conosce, consiglio i romanzi di Marc Voltenauer, scrittore gay e amico di Network. Molte delle sue storie sono ambientate tra le montagne vodesi.
Qual è secondo te il posto più bello della Svizzera?
Su qualsiasi montagna svizzera! Adoro la montagna e noi svizzeri abbiamo la fortuna di essere circondati da paesaggi straordinari e di vantare le montagne più belle del mondo.
Intervista: Michel Bossart
Traduzione: Angelo Caltagirone