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Carta LGBT+ 11.3.20

Meno discriminazione grazie alla Carta LGBT+

Lynn Bertholet (associazione Épicène di Ginevra)
Lynn Bertholet (associazione Épicène di Ginevra)

Christophe Margaine, socio di Network di Ginevra e membro del consiglio dell’«autre cercle», era presente il 12 febbraio quando i risultati del sondaggio sono stati presentati a oltre 350 partecipanti e 40 aziende a Parigi. Per rafforzare il legame tra Network e l’«autre cercle», sono stati invitati anche i responsabili regionali di Losanna (Raphael Hatem) e Ginevra (Jaime Coghi Arias). Christophe riassume i risultati del sondaggio nei seguenti termini: «Abbiamo scoperto che le persone LGBTI sono esposte a tre diverse forme di aggressione sul posto di lavoro: prese in giro, insulti e mobbing». Anche nelle conversazioni quotidiane tra colleghi, quattro intervistati su dieci sentono espressioni LGBTI-fobiche come: «enculé» (= culo rotto, letteralmente fottuto da dietro), «pédé» (= frocio), «ce n’est pas un boulot de pédé» (= non è un lavoro da froci), «gouine» (= lesbica). Christophe trova inoltre inquietante che una persona LGBT su sei abbia indicato di aver già subito almeno un caso di discriminazione da parte della propria dirigenza.

I dieci punti principali emersi dal sondaggio sono stati così riepilogati:

  1. 1 persona LGBTI su 4 è stata vittima di almeno un’aggressione LGBTI-fobica sul posto di lavoro.
  2. 1 persona LGBTI su 2 con intenti suicidi è stata in passato vittima di prese in giro o dichiarazioni offensive a causa dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere.
  3. Il 41% dei lavoratori e le lavoratrici sente sul luogo di lavoro espressioni omofobe o transfobiche come «enculé» o «pédé».
  4. Solo 1 persona LGBTI su 2 ha fatto coming out sul posto di lavoro. Nelle aziende che hanno firmato la Carta LGBT+, questo numero sale a 2 su 3.
  5. Il 77% delle persone LGBTI che vivono in una relazione rinuncia a fare coming out nell’azienda in cui lavora.
  6. 8 collaboratori su 10 di organizzazioni che hanno firmato la Carta LGBT+ non hanno riserve nei confronti dei colleghi e delle colleghe che fanno coming out.
  7. I dipendenti LGBT delle aziende che hanno sottoscritto la Carta LGBT+ sono meno colpiti dalla discriminazione in base al loro orientamento sessuale o alla loro identità di genere (1 su 8 rispetto a 1 su 6).
  8. L’84% dei dipendenti delle aziende che hanno sottoscritto la Carta LGBT+ sostiene questo impegno da parte del proprio datore di lavoro.
  9. Il 42% delle persone LGBT afferma che la firma della Carta LGBT+ nella propria azienda ha avuto un impatto sulla loro visibilità.
  10. 6 collaboratori su 10 ritengono che la dirigenza e il personale debbano essere maggiormente sensibilizzati per migliorare l’inclusione delle persone LGBT+.

 

Alla domanda se la situazione in Francia sia paragonabile a quella in Svizzera, Christophe ha dichiarato: «Anche questo secondo sondaggio dimostra l’impatto molto positivo della Carta LGBT+ sull’integrazione delle persone LGBTI nel mondo del lavoro. Alla luce di questi risultati, non posso che sostenere tutte le iniziative analoghe in Europa, come il label Swiss LGBTI sviluppato congiuntamente da Network e Wybernet. Questo marchio è essenziale per incrementare la consapevolezza in Svizzera e promuovere l’integrazione delle persone LGBTI nel mondo del lavoro». Christophe continua affermando che queste due diverse iniziative, la Carta e il marchio, favoriscono entrambe lo sviluppo della società e promuovono il benessere dei lavoratori LGBTI.

Conclude infine: «Alla luce dei risultati incoraggianti del sondaggio e del successo della serata del 12 febbraio, ci rendiamo conto di raccogliere i frutti delle molte ore di volontariato che abbiamo dedicato alla tematica. Possiamo essere tutti orgogliosi delle iniziative dell’«autre cercle» e di Network. Aspetto con vivo interesse il terzo sondaggio nel 2022!»

Testo: Michel Bossart
Traduzione: Angelo Caltagirone

 

 

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