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Tavola rotonda 13.6.22

Situazione in Europa orientale: «It’s complicated» è di gran lunga riduttivo

I partecipanti alla tavola rotonda di Pink Apple.

In occasione del festival del cinema queer Pink Apple, alcuni cineasti provenienti dall’Europa dell’est hanno tenuto un dibattito sulla situazione delle persone LGBTI nei rispettivi Paesi d’origine. Su invito di Network, ha partecipato anche Miłosz Prezepiórkowski, esponente dell’organizzazione LGBTI polacca Lambda.

La tavola rotonda «It’s complicated – Film e festival queer nell’Europa dell’est», organizzata nell’ambito del festival del cinema queer Pink Apple, ha visto la partecipazione di cineasti e organizzatori di festival provenienti da Ungheria, Repubblica Ceca, Slovenia e Polonia, i quali hanno raccontato le difficoltà e le discriminazioni che devono affrontare sul lavoro.

Attivista bisessuale impegnato sul piano umanitario
Il 2 maggio presso il centro Helferei Zürich non sono intervenute solo persone queer appartenenti al mondo del cinema dell’Europa orientale: su invito di Network, ha partecipato anche l’attivista polacco bisessuale Miłosz Prezepiórkowski.

L’ospite polacco ha portato sul tavolo della discussione anche il tema dell’attuale situazione di guerra. Miłosz è infatti il coordinatore dell’Help Center per i rifugiati LGBTI in fuga dall’Ucraina, attualmente gestito dall’organizzazione LGBTI polacca «Lambda Warszawa», di cui è anche membro del consiglio direttivo.

Dall’inizio del conflitto, la Polonia ha accolto quasi due milioni di profughi provenienti dal Paese vicino martoriato dalla guerra, tra cui alcune persone LGBTI, la maggior parte delle quali è stata ospitata da altre persone della comunità grazie a Lambda, come ha riferito Miłosz.

Scenari angoscianti
«La tavola rotonda ha offerto molti spunti interessanti», spiega Peter Christen della CoPo, che sedeva tra le 50 persone del pubblico in sala. Un numero di spettatori notevole, se si pensa che la discussione si è svolta in inglese per venire incontro a singoli partecipanti.

In certi momenti, però, i racconti erano davvero «angoscianti», come riporta Peter, «perché in tutti quei Paesi la situazione è molto difficile». Si è parlato per esempio dell’influenza repressiva esercitata dalla Chiesa cattolica in Repubblica Ceca, ma anche della rielezione del capo del governo ungherese omofobo Viktor Orbán.

Poche speranze in Polonia
Nella patria di Miłosz, la Polonia, sono state proclamate addirittura «zone LGBT-free». Si riscontra un altissimo grado di omofobia, soprattutto tra la popolazione rurale, e la cosa più preoccupante è che nemmeno le posizioni del partito di opposizione danno motivo di sperare alla comunità.

Miłoszs e il suo team di Lambda si trovano infatti costretti a spiegare ai rifugiati LGBTI in arrivo che la loro situazione giuridica in Polonia è ancora più grave che in Ucraina. Tuttavia, al momento la cosa non è per loro poi così importante; la priorità è mettersi al riparo dalle bombe russe.

«Leggi omofobe, zone LGBT-free: tutte notizie riportate dai media», spiega Peter. «Eppure sentirne parlare da persone direttamente coinvolte fa tutto un altro effetto, suscita una maggiore empatia».

Testo: Silvan Hess
Traduzione: Angelo Caltagirone

 

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