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QueerOfficers-Academy 16.11.22

Un nuovo servizio specializzato dell’esercito garantisce una maggiore diversità

Il presidente di QueerOfficers Dominik Winter e la direttrice dei servizi specializzati Mahidé Aslan a Berna. (Foto: QueerOfficers)
Il presidente di QueerOfficers Dominik Winter e la direttrice dei servizi specializzati Mahidé Aslan a Berna. (Foto: QueerOfficers)

Alla QueerOfficers-Academy di Berna, Network ha avuto l’opportunità di conoscere il servizio specializzato «Donne nell’Esercito e diversity». All’intervento della direttrice è seguita un’animata tavola rotonda.

«L’esercito è un ambiente difficile per il diversity management», afferma Dominik Winter, socio di Network e presidente di QueerOfficers. In effetti, la vita in una caserma difficilmente può essere paragonata alla situazione in un’azienda: si sta insieme 24 ore al giorno in uno spazio ristretto, in un gruppo che non si è scelto. Dominik parla di una «comunità forzata». A ciò si aggiungono spesso fattori di stress come il poco tempo a disposizione o la nostalgia di casa. «Per questo motivo il diversity management nell’esercito non è semplice, ma è nell’interesse di tutti», afferma Dominik. Pertanto, la formazione alla leadership dell’esercito promuove sempre più la consapevolezza che dietro ogni uniforme si nasconde un individuo.

Da gennaio il servizio specializzato «Donne nell’Esercito e diversity» (DnED) si occupa di questo tema impegnativo. Nell’ambito della QueerOfficers-Academy, che si svolge due o tre volte all’anno, Dominik ha invitato Mahidé Aslan, la direttrice di questo servizio specializzato ancora giovane, chiedendole di presentare il suo lavoro in un intervento.

Tra i 55 partecipanti all’ApéroPlus nella caserma delle truppe di Berna, circa 40 erano soci di Network. Trattandosi anche di un tema di leadership, i QueerOfficers hanno infatti aperto l’evento alle associazioni Network e WyberNet. 

Dominik era molto soddisfatto del fatto che la discussione che ne è seguita sia stata condotta con franchezza e molta partecipazione. Secondo l’ufficiale di professione, tutte le persone intervenute erano d’accordo sull’importanza del lavoro svolto da Mahidé Aslan nonostante i diversi punti di vista. Si è anche potuto dimostrare che nella maggior parte dei casi la convivenza nell’esercito funziona, e che già da tempo esiste la possibilità di proteggersi dalla discriminazione. «L’Esercito svizzero è più avanti rispetto a molte aziende.»

Abbiamo intervistato Mahidé Aslan, direttrice del servizio specializzato «Donne nell’Esercito e diversity», in seguito al suo intervento.

Signora Aslan, a che cosa serve il servizio specializzato «Donne nell’Esercito e diversity»?
Mahidé Aslan: Il servizio specializzato è necessario affinché, da un lato, i membri della milizia dispongano di un luogo di consulenza e supporto per esporre le proprie domande e presentare le proprie sfide personali, anche intime, in relazione alla diversità. Dall’altro lato, ci vuole un grande sforzo per creare basi scientifiche oggettive. L’Esercito svizzero e la sua amministrazione militare devono conoscere meglio la propria diversità, sapere come affrontarla e come promuoverla in relazione alle mansioni dell’esercito.

Quali sono i suoi obiettivi?
In particolare, portare al 10% la percentuale di donne entro il 2030 e, in generale, incrementare la promozione della diversità. Per raggiungere questo traguardo occorrono punti di riferimento generali, l’integrazione della prospettiva della diversità nei processi dell’intera organizzazione e misure concrete e adeguate nelle diverse parti dell’organizzazione. Questo deve essere sviluppato e realizzato con la cooperazione di tutti.

Quali sono state le sfide e gli ostacoli maggiori durante l’introduzione del diversity management?
Le maggiori sfide sono state rappresentate dalla diversità delle categorie di personale e delle loro attività quotidiane. Ci sono culture diverse, anche nella collaborazione. Per questo motivo è così importante avere una strategia globale per la diversità, ed è ciò a cui stiamo lavorando. In questo modo tutti possono orientarsi a questa globalità e sviluppare le proprie aree di conseguenza. La gestione efficace e duratura della diversità non è qualcosa da imporre a un’organizzazione, ma deve essere radicata in essa e collegata a tutti suoi aspetti.

Come ha vissuto personalmente l’evento con Network?
L’evento mi ha sorpreso per due motivi. Il primo è che è stata una discussione molto aperta, molto diretta e partecipata. Si è creata un’atmosfera in cui è stato possibile esprimere senza remore anche opinioni che forse in un altro contesto non sarebbero state pronunciate, perché non considerate eleganti o perché esprimono una visione troppo contraddittoria. Il secondo era la varietà di personaggi e personalità. In questo breve lasso di tempo ho fatto così tanti incontri interessanti, arricchenti e toccanti, a cui ho pensato anche nei giorni successivi. Evidentemente Network è riuscita a creare una rete in cui i suoi membri si fidano, s’ispirano e si rafforzano a vicenda. Semplicemente invidiabile!

Testo: Silvan Hess
Traduzione: Angelo Caltagirone

 

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