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Checkpoint Zurigo
 3.1.24

Uno spazio queer senza pregiudizi

Checkpoint di Zurigo
Il nuovo Checkpoint di Zurigo è anche un omaggio alla vita culturale queer. (Foto: Vic&Chris)

L’architetto e socio di network Basil Spiess e il suo studio Skop sono stati incaricati di progettare il nuovo centro sanitario Checkpoint di Zurigo. Il risultato è un luogo dall’aspetto fresco e deciso.

Da specialista dello spazio appartenente alla comunità LGBTI, pensare alla natura degli spazi queer è stato un compito entusiasmante per Basil Spiess. Ma anche complicato: il termine «queer» significa proprio sottrarsi a una definizione e a una categorizzazione restrittiva e, soprattutto, mettere in primo piano la diversità. Il socio di network di Zurigo e partner dello studio di architettura Skop ha trovato la sua personale interpretazione dello spazio queer: un luogo senza pregiudizi. 

Con questo approccio, l’anno scorso ha affrontato l’ampliamento su larga scala del Checkpoint di Zurigo, perché nella vecchia sede lo spazio diventava sempre più scarso. La Limmatstrasse ospita ora 40 collaboratrici e collaboratori su due piani e 900 metri quadrati. Le principali organizzazioni responsabili del progetto sono state le associazioni promotrici Arud e Sexuelle Gesundheit Zürich.

Luoghi di incontro
«In uno spazio queer ideale, tutti possono essere come vogliono: non vi sono sguardi strani, per esempio per un abbigliamento non convenzionale o la fluidità di genere», afferma Basil. «In passato, gli spazi queer storici come i bar underground e i club privati erano spesso gli unici luoghi sicuri per essere diversi».

Le sale di accesso e di attesa centrali del Checkpoint sono diventate quindi un omaggio alla vita culturale queer, ai bar e ai club: come luoghi di festa, ma anche come luoghi di incontro, creatività e progetti di vita cangianti. Tecnologia a vista, soffitti in calcestruzzo grezzo ed elementi da incasso verniciati in nero: queste semplici strategie di espansione sono note nella scena dei club alternativi, spesso a causa di un budget limitato. Anche il budget per il Checkpoint era limitato, per cui i parallelismi erano evidenti. L’obiettivo era quello di creare un insieme suggestivo con mezzi semplici. 

Visibile e discreto
In contrasto con la zona centrale dall’architettura importante, le stanze luminose ed ampie per i servizi di consulenza e di assistenza sanitaria hanno una struttura più semplice e non sono molto diversi da altri moderni studi medici. Anche questa è stata una decisione consapevole: «Dopo tutto, le persone queer condividono con tutte le altre persone il bisogno di essere accettate per quello che sono», afferma Basil.

Checkpoint Zurigo
Foto: Vic&Chris

Una sfida particolare è stata il desiderio di maggiore visibilità: il Checkpoint non deve nascondersi, ma essere apertamente riconoscibile come istituzione sanitaria. Tuttavia, al tempo stesso è necessario proteggere la sfera privata dei visitatori. Skop ha risolto questo conflitto di obiettivi collocando il laboratorio e una sala amministrativa, dove si trova esclusivamente il personale, verso la strada, come una sorta di «cucina a vista». Per le persone che desiderano maggiore discrezione, oltre all’ingresso principale più esposto c’è un ingresso laterale discreto.

Ma dov’è l’arcobaleno? I colori vivaci della bandiera del Pride sarebbero stati un po’ troppo diretti e goffi secondo la concezione di Basil. La natura colorata, fluida e ambigua dell’arcobaleno si riflette sotto forma di fogli adesivi iridescenti sulle porte di vetro che cambiano colore a seconda dell’angolo di visuale.

A proposito, c’è ancora più network nel nuovo Checkpoint di Zurigo: il responsabile regionale Mirco Kurt ha installato i pavimenti con la sua azienda Kurt Wohndesign.

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